La Storia

img
img
Le origini

..... La passione per il canto però era più forte di lui, anzi aveva trovato un amico con il quale “faceva musica”. Pepe abitava non molto distante dal loro quartiere, aveva molta passione per la musica, iniziò studiando il clarinetto che ben presto sostituì con la chitarra classica avvalendosi di un insegnante di prestigio il maestro Miguel Abloniz. La musica classica però non faceva al caso suo, era più attratto da quella moderna. Avendo innata una buona musicalità, ben presto diventò un ottima “chitarra ritmica”. L'incontro tra Lallo e Pepe fu talmente indovinato che diedero vita ad un duo che chiamarono “Il Duo Washington”. Nessuno dei due allora pensava minimamente di farne una professione, suonavano e cantavano soprattutto per il loro piacere e per il piacere della compagnia di ragazzi alla quale appartenevano. Poi Lallo andò a fare il servizio militare e i loro progetti rimasero in sospeso.

img
img
img
img
I Beatles

Quando finalmente sentirono le prime note di “Love me do” ebbero una folgorazione. La musica, il modo di suonare, le invenzioni vocali, il suono delle chitarre, gli arrangiamenti contribuirono a generare in loro una grande emozione:avevano ascoltato i Beatles. Da quel giorno ci fu una caccia spietata per comperare i loro dischi che in Italia non erano ancora stati pubblicati. L'unica possibilità era quella di andare a Lugano dove un negozio riusciva ad averli direttamente dall'Inghilterra. Iniziarono a studiare e a cercare di capire la musica dei Beatles, inserendo nel proprio repertorio le loro canzoni, che riscuotevano tra i giovani un enorme successo. Il “Ciao Ciao” ben presto divenne il punto d'incontro per tutti gli amanti di questo nuovo genere musicale che non passò inosservato ai giornalisti, i quali raccontarono ciò che stava accadendo al “Ciao Ciao” e ad altri locali valutando l’evento come il solito fenomeno giovanile che sarebbe finito nel giro di una stagione. La moda tra i ragazzi subì una grossa influenza, si andava diffondendo il modo di vestirsi alla Beatles, gli stivaletti, i calzoni aderenti, le giacche senza revers, ma più che altro i capelli lunghi che creavano stupore e sdegno tra la gente più conservatrice generando sconcerto da parte dei Media i quali li chiamavano in tono dispregiativo “Capelloni”. Il mondo discografico Italiano era in fermento per ciò che stava avvenendo ed i complessi, così si chiamavano allora, erano visti con particolare interesse. La storia del loro ingresso alla casa discografica Ricordi, è talmente singolare che vale la pena di essere raccontata. Con una raccomandazione ottenuta dall’allora Arcivescovo di Milano Monsignor Montini, attraverso il fratello di Pietruccio, Cesare, che lavorava presso l’Arcivescovado di Milano, ottennero un’audizione dalla Casa discografica Ricordi. Trascorsero alcuni mesi durante i quali proseguirono nella solita routine: lavoro, studio, prove e la domenica pomeriggio al “Ciao Ciao” a suonare, mentre la sera si spostavano con i loro strumenti al “Ragno d'Oro” di Corbetta, un paese nei pressi di Milano, dove si esibivano. Ben presto il locale di Corbetta divenne un punto d’incontro di molta gente e molti giovani lasciando stupefatti ed increduli i proprietari. Nel frattempo il mondo musicale italiano, e non solo, stava subendo un cambiamento radicale. I primi segnali arrivarono inaspettati anche al mondo discografico che ne intuì subito la potenzialità commerciale. Quando oramai non speravano più, ricevettero una telefonata dalla Ricordi nella quale gli si comunicava che per espresso desiderio del direttore artistico, Iller Pataccini, erano convocati per un'audizione presso gli studi di Milano in via dei Cinquecento.

img
Il primo disco

Qualche tempo dopo la firma del loro primo contratto con la Ricordi, realizzarono la prima incisione, si trattava della versione italiana di una canzone inglese dal titolo 1-2-3, che ebbe un buon successo di vendita. La facciata B del 45 giri era un brano composto interamente da Lucio Battisti “Se rimani con me” che fruttò allo stesso la soddisfazione nel vedere pubblicata una sua composizione e di ricevere i primi diritti Siae che in quel momento erano per lui importanti. La radio, allora, era molto piu' importante della televisione che stentava a decollare; Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, erano i conduttori di una trasmissione di grande successo “Bandiera Gialla”, dove parteciparono cantando in diretta e diventando, per parecchie settimane, i leaders della trasmissione.. Dopo le cinquantamila copie vendute del primo 45 giri, la Ricordi, gli permise di usare gli studi di registrazione, con una certa libertà. Verso i primi giorni dell'estate del '66, mentre mi aggiravo negli uffici della Ricordi, passando nei corridoi mi capitò di sentire un motivo molto coinvolgente al punto che incuriosito mi affacciai all'ufficio da dove proveniva il motivo e chiesi che canzone fosse. Mi risposero che dagli Stati Uniti erano appena arrivate le ultime novità discografiche. Terminata la canzone, sfilai il disco dalla piastra e ne lessi l'etichetta: era un gruppo vocale di cui non avevo mai sentito parlare, possedeva un insieme di voci molto interessante, lessi il nome: Mamas and Papas. Fu un vero colpo di fulmine, la canzone fin dalle prime note era potente e accattivante, possedeva tutti i numeri per diventare un grande successo, sfilai dal giradischi il 45 giri e mi precipitai dal direttore artistico, Iller Patacini, e gli dissi: che avevo tra le mani una vera bomba e che avrei voluto farne una versione in italiano: poi lessi, il titolo, California Dreamin’. Anche Pataccini convenne con me, dopo aver ascoltato la canzone, che valeva la pena di provare a farne una versione italiana. Prima di congedarmi Pataccini mi disse che Giulio Rapetti, in arte Mogol, aveva espresso il desiderio di diventare il nostro produttore e che l'indomani ci avrebbe ricevuto nel suo ufficio per conoscerci. Avevo sentito parlare di Mogol, si diceva avesse grande intuito e che scrivesse dei bellissimi testi di canzoni; arrivammo da Mogol, con il disco dei Mamas and Papas, con l'intenzione di sottoporlo al suo giudizio. Nell'ufficio, con Mogol, ci trovammo con grande sorpresa anche Lucio. Cominciammo a discutere sui vari progetti musicali e quasi contemporaneamente con Mogol facemmo riferimento ad una canzone con la quale avremmo potuto iniziare la nostra collaborazione. Fu un caso che porto' fortuna ad entrambi: avevamo pensato alla stessa canzone quella che poi divenne ''Sognando la California''. Incisero Sognando la California negli studi di Via dei Cinquecento a Milano assieme al loro nuovo produttore e con l’apporto di Lucio Battisti. Fecero coincidere il mese d'Agosto, in cui erano liberi da impegni, con un contratto artistico al casino' di S. Remo dove, dopo l'orchestra base, si esibivamo in qualità di rappresentanti del fenomeno musicale del momento. La loro performance al Roof Garden del casinò prevedeva un uscita di quarantacinque minuti ridotta poi a trenta per poi essere ulteriormente sacrificata a dieci non per il fatto che suonassero male…anzi, ma perché secondo il pubblico non molto giovane i volumi erano troppo alti. Ci fu a tal proposito un incidente singolare; stavano suonando a dei volumi, secondo la moda del momento accettabili, quando da un tavolo di fronte un uomo piuttosto elegante, disturbato, dal suono giudicato eccessivo, si rivolse dalla loro parte portandosi entrambe le mani alle orecchie e proferendo ad alta voce,un'imprecazione; Pietruccio al microfono rispose duramente; non l'avesse mai fatto, per poco ne nasceva una rissa. Solo il tempestivo intervento del direttore evitò un vero caso nazionale perché venire alle mani con il ministro dello spettacolo non sarebbe stato molto salutare. Del tutto inconsapevoli di ciò che stava avvenendo del loro disco pubblicato un mese prima trascorsero delle piacevoli vacanze pensando a come fosse andata; qualche sospetto però l'avevano. Spesso, accendendo la radio, capitava con grande sorpresa di ascoltare la loro canzone, succedeva anche una cosa inaspettata erano fermati per la strada da ragazzi che gli chiedevano l'autografo. Pietruccio veniva riconosciuto più sovente perché, spiccava nella copertina del disco indossando un vecchio cappello da Cow Boy che aveva trovato nello studio fotografico e che per gioco si era messo in testa; un cappello, che per anni, rappresentò il simbolo dei Dik Dik. La vera sensazione di successo, la ebbero alla fine del mese di Agosto quando, tornati a Milano, ricevevano ogni giorno decine di telefonate da amici e conoscenti che entusiasti, si congratulavano. Nel giro di poco tempo si ritrovarono al vertice della Hit Parade.

img
img
img
Il 1968

Il 1968 fu caratterizzato da molti avvenimenti internazionali importanti. I Beatles, spettatori al concerto dell'Isola di Wight. Ci fu il movimento studentesco, che partendo dai campus americani si era esteso in tutto il mondo occidentale protestando, anche con la musica, per ottenere un rinnovamento delle istituzioni scolastiche e sociali; scoppiò la guerra nel Vietnam, tra il '68 e il '69 ci furono due grandi avvenimenti musicali che segnarono un'epoca, il concerto a Wight, e quello a Woodstock, dove di fronte a più di cinquecento mila giovani arrivati da ogni luogo si esibirono artisti del calibro di Jimmi Hendrix, Crosby Stills and Nash, Joe Cocker, Bob Dylan, Santana ecc. Woodstock. Nello stesso anno il duo Battisti Mogol scrisse per loro il ''Vento'' e partirono per la loro prima tournée negli Stati Uniti. L'Isola di Wight vista dal Satellite. All'aeroporto di New York c'era una delegazione di italo americani ad attenderli. La tournée si svolse nel migliore dei modi, suonarono a New York, a Boston, a Chicago e a Filadelfia, facendo anche un blitz in Canada, nelle città di Toronto e Montreal. Dappertutto erano accolti da un folto pubblico di italiani residenti negli Stati Uniti, che ad ogni fine concerto li invitavano in ristoranti gestiti da italiani e frequentati da italiani. Di festival in Italia e nel mondo, ce ne sono parecchi. In Italia, la parola festival, ti ricorda subito quello che è considerato il più importante dei festival: è quello di Sanremo, meta ambita da ogni cantante di musica leggera. La Ricordi e Mogol, nel 1969, decisero che era giunto il momento di farli partecipare al festival di Sanremo; la formula prevedeva che la medesima canzone fosse interpretata da due diversi cantanti che ne davano una differente interpretazione. A Sanremo ci arrivarono una settimana prima dell'inizio della manifestazione prendendo alloggio al Grand Hotel del Mare di Bordighera. Per tutta la settimana del festival la città di Sanremo assume un aspetto frenetico. I giornalisti si aggirano per tutti gli alberghi per fare interviste; centinaia di persone affollano le entrate degli Hotels nella speranza, di vedere il proprio cantante preferito. Nella primavera del 1969 venne pubblicato un brano che portava la firma di un nuovo autore, che in seguito avrebbe scritto molte altre canzoni di successo: Mario Lavezzi, Mogol, e Popi Minellono diedero vita ad una di quelle canzoni che rimangono eterne nella memoria della gente ''Il Primo Giorno di Primavera''.

img
img
img
Lucio Battisti

Arrivarono molto tempo prima del previsto nello studio di registrazione molto emozionati. Appena entrarono videro qualcuno che stava suonando il pianoforte. Con le loro chitarre gli si avvicinarono. Notarono subito un viso simpatico e una testa piena di riccioli neri, cominciarono a chiedersi cosa stesse facendo e chi fosse: lui gli rispose che era un autore di canzoni e che voleva fare dei provini di alcune sue composizioni. Tutti loro radunati attorno al pianoforte si presentarono, poi si presentò lui: io mi chiamo Lucio Battisti. Nelle due ore di attesa ebbero modo di conoscersi meglio, Lucio disse loro che per vivere suonava nell'orchestra dei Campioni di Roby Matano; suonava la chitarra e se la cavava un po' con tutti gli strumenti. A Milano viveva in una pensione da poco prezzo, ma da lì a qualche mese si sarebbe trasferito in un monolocale dalle parti del Lorenteggio non molto distante da dove vivevano loro. Gli fece ascoltare alcune sue canzoni, li colpì soprattutto il modo di come le cantava: era una voce particolare, molto espressiva che riusciva a trasmettere emozioni. Trascorsero tutto il giorno insieme negli studi della Ricordi. Lallo, Pepe e Pietruccio avevano preparato due brani dei Beatles tradotti in italiano ed uno di un gruppo, i Searchers, intitolato “Needles and Pins”. Da quel giorno, per diverso tempo, non videro più Lucio Battisti che partì con la sua orchestra per una lunga tournée. Tre settimane dopo il provino, quando già disperavano di ottenere una risposta positiva dalla Ricordi, arrivò una telefonata dall’ufficio artistico della stessa che li convocò presso gli uffici di Milano. Iller Pataccini, appena li vide li accolse sorridendo “abbiamo ascoltato i vostri provini con molto interesse e ne siamo rimasti favorevolmente colpiti: benvenuti alla Ricordi!” Erano ovviamente felici, il loro sogno si era avverato. Ora dovevano trovare un nome da dare al gruppo: un nome facile da dire e da ricordare. Tutti si impegnarono a cercarlo. Pietruccio aveva un'idea che gli frullava nella testa: cercava un nome che contenesse delle consonanti inusuali nella nostra lingua, come Kontiki, Krakatoa, qualcosa insomma che si potesse leggere come si scriveva. Poco dopo un nome rimbalzò nella testa di tutti loro: era il nome proprio di una gazzella africana che vive negli altopiani somali: DIK DIK. Era il nome che cercavano. Il nome entusiasmò tutti quanti, discografici compresi e con lo stesso nome nell'anno 1964, firmarono il loro primo contratto discografico.